368
Lampedusa, 3 ottobre 2013

“368” è un’opera ispirata al naufragio accaduto il 3 ottobre 2013 a poche miglia dal porto di Lampedusa, dove persero la vita 368 migranti. Questo naufragio viene descritto come uno dei più drammatici, avvenuto nel Mediterraneo dall’inizio del ventunesimo secolo.

Questo fatto drammatico ha generato in me, cosi come credo in parecchi, grande sgomento. Il numero di vittime è alto. Da quel momento molti altri naufragi si sono susseguiti, sempre con un numero alto di vittime.

Dall’ inizio delle migrazioni si stima che ci sono state circa 20000 vittime, ma il numero è sicuramente superiore. Mentre le prime volte, apprendendo dai media notizie di sbarchi e naufragi, sentivo un turbamento e un profondo dispiacere per le sorti di quella povera gente, col passare del tempo e come se mi fossi abituato a queste immani tragedie, questo continuo ripetersi della stessa identica sequenza di immagini mi ha reso uno spettatore indifferente e distaccato. Atteggiamenti che sfido a dire che appartengono solo a me.

È vero tragedie del genere attirano molto l’attenzione dei media, molti programmi televisivi ne parlano ed è diventato argomento di discussione nei principali salotti televisivi dove si consumano parole come PROBLEMA, SOLUZIONE e NUMERI. Ma tutto ciò non basta. Con queste parole sono state scritte le pagine più drammatiche della storia del mondo contemporaneo. Si dovrebbe iniziare a prendere consapevolezza che il mondo sta cambiando, i popoli sono in continuo movimento e che non c’è nessun muro o filo spinato che può fermare tutto questo. Il muro da abbattere e nella nostra mente, nelle nostre convinzioni.

Dovremmo iniziare a parlare piuttosto di OPPORTUNITÀ, INTEGRAZIONE e RICCHEZZA. E tutto questo non solo nel Mediterraneo, ma anche in Centroamerica e in altri paesi del mondo dove queste tragedie umanitarie si continuano a consumare nella totale indifferenza anche dei mass media.

DESCRIZIONE DELL'OPERA

L’opera sarà disposta in un grande spazio come la “Sala dei Nomi” dello Yad Vashem a Gerusalemme, sulle pareti ci saranno 368 volti di migranti dipinti ad olio, di piccolo formato. Ho voluto dare loro una connotazione di fototessere usate per i passaporti. I loro volti hanno un tratto quasi tribale, e non sono vestiti per eliminare qualsiasi elemento che li possa occidentalizzare. L’unico che indossa una maglia gialla è lo scafista al quale ho dato il nome emblematico di Caronte. Al centro della sala ci sarà una scultura non molto grande composta da un pezzo di relitto, che simboleggia, come per il monumento del World Trade Center, un memoriale. Al posto dei nomi delle vittime ci saranno scritti numeri da 1 a 368 seguiti col segno finale dell’infinito. Tutta l’opera è disposta è poggiata su  una montagna di sale, che assume diverse connotazioni,  la moneta di scambio che è stata è pagata con la vita, il sacrificio, la purificazione, ma soprattutto ciò che rappresenta per me (e come è stato per i cristiani nei secoli), simbolo di luce.

“368” un’opera che non serve solo ad onorare, o ricordare, ma una opera che serve ad illuminarci e farci aprire gli occhi su quello che sta accadendo.

  • 368 WORKS ON CANVAS (2014 / 2017)
  • oil on canvas
  • minimum size 15cm / 20cm
  • maximum size 30cm/40cm